Figlia di sposa bambina in Nigeria, ambasciatrice dei ragazzi in Italia: Hannah sceglie di parlare
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“A un certo punto mi sono detta: o rischio di farmi sopraffare dai pensieri e dai ricordi negativi, o reagisco, costruendo nuovi ricordi e cercando nuovi obiettivi”
.
E
Hannah
, 20 anni appena compiuti, nigeriana d’origine e catanese d’adozione, ha scelto di reagire.
Figlia di Fatima, costretta a sposarsi a 11 anni e diventare madre a 12, Hannah è spinta proprio dalla madre a cercare un futuro migliore altrove. A soli 16 anni, decide quindi di lasciare la sua terra, intraprendendo un viaggio che la porterà fino in Libia, e poi ancora fino alle nostre coste al di là del Mediterraneo.
"L’Italia non era inizialmente la mia meta, ma qui
ho trovato una casa
e mi sono fermata. Per la prima volta ritrovavo un posto sicuro, dove potevo ricominciare da capo, studiare, cercare la mia strada."
Quando condivido la mia esperienza, i miei sogni, quello che il mio viaggio fino ad oggi mi ha insegnato, riesco ad allontanare pensieri negativi. Mi da forza e riesco a darne ad altri.
U-Report
Hannah sceglie di nuovo, sceglie di parlare, anche attraverso la sua grande passione, la scrittura.
Così diventa ambasciatrice di
U-Report on the Move
, la comunità virtuale di UNICEF pensata per connettere giovani migranti e rifugiati e per facilitare la condivisione di informazioni.
Partecipa a incontri con le istituzioni, con l’obiettivo di
portare la voce dei suoi coetanei
e di chi, come lei, ha intrapreso lo stesso viaggio. Tra i temi che la vedono coinvolta maggiormente, la
violenza di genere e
l’empowerment
delle ragazze e delle donne. Temi che hanno caratterizzato parte del suo percorso, così come quello di tante giovani donne e ragazze che intraprendono un percorso migratorio. Di questo Hannah parla anche nelle sue poesie, un modo per trasformare le ferite in parole che rivelano tutta la sua forza e il suo coraggio.
Al centro di tutto la violenza
“Perché la violenza? Perché è qualcosa di cui sono stata testimone, e perché è quel fattore che accomuna l’esperienza di tante donne e ragazze migranti e rifugiate prima, durante e dopo il loro percorso di migrazione."
"In tante possono rispecchiarsi nelle mie parole -
continua-
per alcune sarà un motivo per parlare a loro volta, altre continueranno a stare in silenzio e anche il silenzio va rispettato. Però per me è un motivo in più per parlarne, per raccontare che non è giusto, che non è colpa loro, e che è possibile superare tutto questo, che un’altra possibilità esiste”.
Un messaggio che Hannah rivolge anche a ragazze, donne e mamme italiane. Infatti, la violenza di genere è un fenomeno strutturale che esiste anche in Italia e che è aggravato ulteriormente da situazioni di emergenza, come la pandemia di Covid-19.
L’isolamento sociale e il
lockdown
hanno infatti esacerbato le vulnerabilità
di donne e ragazze e aumentato il loro rischio di essere esposte a episodi di violenza di genere, soprattutto in ambito domestico, nonché accresciuto le loro difficoltà nel chiedere e ricevere aiuto e protezione.
Hannah sa che ognuno reagisce in modo differente alla violenza, sa che è difficile aprirsi, parlarne e chiedere aiuto e sa che bisogna farlo solo se e quando ci si sente pronti/e.
Il messaggio che vuole trasmettere ad altri giovani è che ci sono piccole ma importanti azioni che ognuno di noi può fare per supportare una persona sopravvissuta alla violenza. È fondamentale
ascoltare, credere e non giudicare
; ricordare che non si è soli.
Un altro modo per aiutare è condividere le informazioni sui servizi disponibili, come il
numero Nazionale Antiviolenza e Stalking 1522.
Tutte le ragazze hanno il diritto di essere protette e di realizzare la vita che sognano. Hannah sceglie ogni giorno, sceglie di vivere la sua età, quella che immaginava quando a soli 16 anni racchiudeva la sua storia in uno zaino e si allontanava da casa.
Per approfondire
L’UNICEF sostiene le attività di prevenzione e risposta alla violenza di genere nel contesto del programma Azione Contro la Violenza di Genere indirizzato a donne e bambini rifugiati e migranti in Grecia, Italia, Serbia e Bulgaria realizzato con il contributo del Governo degli Stati Uniti.