Giovani e partecipazione, a Bucarest ragazzi di tutta Europa incontrano i leader
9 minuti di lettura
6 maggio 2019 – 60 bambini e ragazzi provenienti da numerosi Stati membri dell'Unione Europea sono riuniti in queste ore a Bucarest in una Conferenza internazionale volta ad approvare la "Dichiarazione di Bucarest" sulla partecipazione di bambini e ragazzi alle decisioni politiche e per chiedere ai leader europei di rendere la partecipazione dei giovanissimi una priorità e una realtà consolidata.
"Sogniamo una comunità europea che consenta e incoraggi il coinvolgimento dei bambini e dei ragazzi nel processo decisionale. Vogliamo essere consultati su questioni che influenzano direttamente le nostre vite, sia come cittadini dei nostri rispettivi paesi sia come europei."
La Conferenza dei giovani avviene alla vigilia del Vertice informale dei Capi di Stato e di Governo dell'UE che si terrà a Sibiu (Romania) l'8 e 9 maggio, e che vedrà nella sua prima giornata i leader incontrare proprio i giovani, per ascoltarne la voce e ricevere in consegna il testo finale della Dichiarazione.
L'iniziativa della Dichiarazione nasce grazie all'impulso del Romanian Children's Board - un organismo di rappresentanza dei bambini e degli adolescenti romeni di diverse età ed estrazione sociale.
Successivamente il processo è stato esteso ai ragazzi di molti altri paesi dell'Unione, che oltre a lavorare coordinandosi online hanno avuto una prima occasione di incontrarsi a Bruxelles il 20 novembre 2018, in occasione della Giornata mondiale dell'infanzia.
Per l'Italia sono presenti due diciassettenni, entrambi volontari di Younicef, il movimento giovanile dell'UNICEF: Elisa Cremona, studentessa di Viareggio, e Jacopo Cavagna, liceale di Rimini, recentemente nominato Alfiere della Repubblica.
Opportunità da cogliere
I minorenni rappresentano oltre il 20% della popolazione dell’UE e, come si afferma spesso, sono il futuro dell’Europa.
Eppure l'indagine “Europe Kids Want”, condotta da Eurochild e UNICEF lo scorso anno e che ha raccolto le risposte di oltre 20.000 bambini e ragazzi europei, rivela che solo il 43% dei minorenni pensa che l'UE migliori le loro vite e appena il 14,6% ritiene che gli adulti ascoltino le loro opinioni quando prendono decisioni inerenti alla scuola e meno dell'8% per quelle inerenti la comunità in senso più ampio.
Per essere davvero il futuro, ricordano i ragazzi, "dobbiamo essere coinvolti sin da oggi, e considerati come una risorsa, non soltanto come una voce di spesa".
Il coinvolgimento dei giovanissimi nei processi decisionali va visto piuttosto come un investimento che produrrà cittadini più consapevoli e in grado di prendere decisioni importanti, anche dal punto di vista dell'impegno civico e della sostenibilità ambientale.
A chi obietta che la partecipazione giovanile è materia complicata, costosa e priva di indicatori validi per misurarne l'efficacia, i protagonisti della Dichiarazione replicano che vi sono ormai abbondanti "buone pratiche" in ambito europeo che dimostrano come ciò sia possibile ed economicamente sostenibile, anche e soprattutto grazie alle tecnologie digitali.
Le articolazioni della società civile (fra cui anche l'UNICEF) sono già attive in questo ambito, ma occorrono investimenti mirati, da parte degli Stati, per rendere la partecipazione dei giovani parte integrante del dialogo sociale.
Cosa chiedono i ragazzi
Alla base delle proposte formulate dai giovani riuniti nella Conferenza di Bucarest c'è la richiesta di applicare pienamente alcuni fondamentali documenti internazionali: la Convenzione ONU sui Diritti dell'infanzia e dell'adolescenza (cfr. art. 12), la Carta dei diritti fondamentali dell'Unione Europea (cfr. art. 24) e le Raccomandazioni in materia di partecipazione giovanile emanate dal Parlamento Europeo e dalla Commissione UE.
L'UE dovrebbe dotarsi di sistemi semplici ed efficaci per monitorare e valutare la partecipazione dei suoi cittadini più giovani e tutti i livelli (locale, nazionale e comunitario). Su un piano simbolico, è auspicata l'istituzione di una Giornata speciale dell'UE dedicata a questo tema.
La pratica partecipativa dovrebbe essere stabilmente inserita nei curricula scolastici sin dalla scuola per l'infanzia. Genitori e insegnanti dovrebbero essere aiutati a sviluppare competenze volte a favorire la partecipazione dei figli e degli alunni, mentre gli enti locali dovrebbero parallelamente sviluppare dei meccanismi per consultare bambini e ragazzi nella progettazione degli spazi urbani.
Ancora più innovativa è la proposta poi di creare delle vere e proprie consultazioni o votazioni riservate ai minorenni, che possano consentire loro di esprimersi sui temi oggetto di referendum o altre forme di decisione legislativa, quando i temi li riguardino direttamente.
Idealmente, scrivono i promotori della Dichiarazione, l'Europa dovrebbe fare proprio il motto "Nulla che riguardi i giovani, senza la loro partecipazione".
La partecipazione non deve però ridursi a una mera ritualità, a elemento decorativo di processi decisionali che si svolgono in realtà al di sopra o senza un reale coinvolgimento dei bambini e degli adolescenti.
«Vogliamo essere ben di più che una presenza occasionale agli eventi pubblici o comparire in fotografie carine iin cui sorridiamo insieme ai leader», scrivono gli estensori della Dichiarazione. I giovani devono avere accesso alle informazioni necessarie per una partecipazione consapevole, e ricevere adeguati riscontri su come questa ha influenzato le decisioni degli adulti.
L'impegno dei giovani
La nostra generazione, scrivono i ragazzi, ha già dimostrato ampiamente di volere e potersi impegnare per affrontare le sfide della nostra epoca: basti pensare al movimento ambientalista "Fridays For Future" , alla marcia #NeverAgain (contro la diffusione delle armi e le stragi nelle scuole americane) o ai risultati ottenuti dal già citato sondaggio "Europe Kids Want" e dalla piattaforma di consultazione online "U-Report".
I giovani possono mettere a disposizione una visione del mondo onesta, aperta al nuovo e scevra da partigianerie politiche.
"Accogliamo con favore qualsiasi opportunità di partecipazione che ci venga offerta", ribadiscono i ragazzi, sottolineando la loro volontà di passare "dal cosiddetto conflitto tra generazioni a un dialogo inter-generazionale".
"Chiedere di partecipare alle decisioni è parte del nostro impegno a restituire alle nostre famiglie e alle nostre comunità parte di ciò che esse hanno investito in noi. Chiediamo di partecipare perché crediamo che sia uno dei modi per diventare cittadini migliori, in un'Europa migliore."
Scopri chi sono Elisa e Jacopo,
i nostri volontari al meeting di Bucarest
Elisa Cremona, 17 anni
"Sono nata e cresciuta in Italia, un paese ricco di arte e cultura. Ho iniziato a viaggiare quando avevo appena 3 mesi, e da allora non ho più smesso.
La mia passione sono le lingue, perché mi offrono l'opportunità di scoprire nuove culture in giro per il mondo. Infatti sono al 4° anno del liceo linguistico, dove studio Inglese, Francese, Tedeschi e...Latino.
Mi piacciono anche la politica e le scienze mediche: due discipline create per aiutare gli altri a vivere meglio, e questo è esattamente ciò che vorrei fare in futuro: fare un lavoro che mi permetta di aiutare la mia comunità.
Perché la partecipazione dei giobani è così importante per me? Perché ritengo che gli adulti e la classe politica non stiano facendo abbastanza.
Noi ragazzi ci sentiamo spesso dire dai nostri genitori e insegnanti che siamo "troppo giovani per capire la politica e partecipare". Poi, quando dimostriamo che abbiamo delle capacità e siamo ben svegli, allora i leader ci dicono che le nostre opinioni contano e vanno ascoltate. Ma la realtà è che ci ascoltano davvero solo quando la nostra visione coincide con le decisioni che hanno già preso...
La questione fondamentale è che le azioni prese oggi incideranno, nel bene e nel male, il nostro futuro. E se gli adulti compiono degli errori oggi, saremo noi a doverli risolvere domani, e questo solo perché non siamo stati ascoltati prima.
Per questo apprezzo particolarmente la mia esperienza di "Youth Ambassador" alla seduta straordinaria del Parlamento Europeo, nel novembre scorso, in occasione della Giornata Mondiale dell'Infanzia.
Noi siamo i bambini e gli adolescenti di oggi, ma siamo anche i lavoratori, i docenti, i militari, gli scienziati e i leader di domani. Coinvolgere chi sarà alla guida della società futura è fondamentale, e i politici non ci prendono abbastanza sul serio.
Chiediamo di poterci sedere ai tavoli decisionali, non solo una volta ogni tanto ma ogni singolo giorno. Se non lo faranno, se non ci garantiranno un luogo in cui le nostre opinioni siano ascoltate, verremo e porteremo con noi una sedia pieghevole..."
Jacopo Cavagna, 17 anni
Navigare a vela è sempre stata la mia passione, lo faccio da quando avevo 9 anni. Amo anche correre e leggere.
Ho iniziato a fare volontariato con l'UNICEF quando avevo 14 anni. Facendolo, ho avuto l'opportunità di stringere amicizia con altri ragazzi da tutto il paese e di prendere parte a diversi progetti con ragazzi rifugiati.
A novembre 2018 ho partecipato all'evento "Europe Kids Want" al Parlamento Europeo: in quell'occasione ho avuto anche l'onore di incontrare gli Ambasciatori del "trio di Presidenza" dell'UE [gli Stati incaricati di detenere la Presidenza del Consiglio UE nei tre semestri successivi. Attualmente il trio è composto da Romania, Finlandia e Croazia].
In virtù del mio attivismo con l'UNICEF Italia, recentemente il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella mi ha insignito, insieme ad altri 28 giovani distintisi per l'impegno civico nelle proprie comunità , dell'onoroficenza di "Alfiere della Repubblica".
Perché la partecipazione giovanile è importante, per me?
Fin troppo spesso si parla dei ragazzi solo per dire che non siamo capaci di staccare gli occhi dal telefonino abbastanza a lungo dall'accorgerci di ciò che avviene intorno a noi. Che siamo completamente incapaci di pensare o avere opinioni riguardo a qualcosa, e che a maggior ragione non potremmo mai occuparci di tematiche delicate e importanti.
Ebbene, io invece dico che lo siamo. Siamo una generazione che si batte per il proprio futuro più che mai, come dimostrano i tanti eventi sui cambiamenti climatici (Fridays for Future e non solo) che organizziamo in tutta Europa.
Da ottobre scorso ho avuto l'onore di essere nominato presidente della Consulta Provinciale degli Studenti della mia città, e questo incarico mi ha fatto capire quanto sia importante la voce dei giovani.
Nel Consiglio siedono due studenti in rappresentanza di ciascuna scuola superiore della nostra città, e insieme teniamo aperto un tavolo di confronto fra scuole, giovani e autorità scolastiche locali. Organizziamo iniziative e dibattiti, e analizziamo i problemi studenteschi con l'obiettivo di risolverli.
È impressionante vedere quante cose riesce a creare un gruppo di ragazzi ben organizzato e determinato, per raggiungere degli obiettivi!