Haiti, la speranza di Christine è nella scuola

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14/07/2010

13 luglio 2010 - «L’unica cosa che so è di non sapere niente» afferma Christine, 14 anni, citando Socrate. 

 

«Una persona senza cultura è come una vita senza esami» ci  spiega. «Avere un'istruzione di base non è abbastanza, bisogna studiare e studiare per diventare un filosofo o un vero intellettuale».

 

Lei lo sta facendo anche se da mesi non ha più né scuola né casa per colpa del terremoto del 12 gennaio scorso, che ha costretto la sua famiglia a vivere in un campo per sfollati nei pressi dell'aeroporto di Port-au-Prince, capitale di Haiti.

 

Diventare dottore per aiutare gli altri

I quaderni di Christine, pieni di schizzi di anatomia, rivelano il suo desiderio di diventare medico.

«Voglio vedere con i miei occhi cosa c'è dentro il corpo umano e capire in che modo mi batte il cuore» 

 

È anche una bambina di gran cuore, disposta fare molto per gli altri: «Come dice la cantante haitiana Jean-Jean Roosevelt: se dessimo il mondo in mano alle donne, il mondo sarebbe meraviglioso, perché loro hanno il cuore».

 

«Provate a immaginare, se io fossi un medico, un medico donna. Per esempio, se una persona non avesse abbastanza soldi per pagare le spese per il parto o se lei o il bambino fossero a rischio di morire, non li lascerei certo morire. Vorrei fare tutto quel che posso, e non per i soldi. Invece per tante persone il denaro conta più che la vita delle persone».

 

La scuola per pochi

Nel mondo di Christine, le donne sono sempre state dei modelli di riferimento.

 

Suo fratello Jean René (15 anni) ha lasciato la scuola sei mesi fa, poco prima del terremoto. La loro mamma, Thérèse, 38 anni, semplicemente non poteva più permettersi di pagare le tasse scolastiche e ha dovuto fare la difficile scelta di mandare solo uno dei suoi tre figli a scuola.

 

Ogni giorno Jean René va al garage di un amico di famiglia per lavorare come apprendista meccanico. «Se non posso mandarlo a scuola, voglio che almeno impari un mestiere e stia lontano dai guai» racconta Thérèse.

 

Afenyoose, la sorella  di Christine, ha 9 anni. Vorrebbe anche lei andare a scuola ma non può farlo perché costa troppo.

 

Christine frequenta una delle poche scuole pubbliche di Haiti, dove le tasse di iscrizione sono più accessibili.

 

Qui il 90% delle scuole sono private e questa è la principale barriera che nega il diritto all'istruzione per i bambini della grande isola caraibica.

 

«Mi sento terribilmente in colpa perché mia sorella non può andare a scuola e io sì. Ogni sera, quando torno a casa, cerco di insegnarle ciò che ho imparato a scuola, perché anche lei un giorno possa diventare un medico.» ci spiega Christine.

 

La forza di Thérèse

 «Ci sono giorni in cui non vorrei andare a scuola perché spesso gli insegnanti non vengono. Allora mia madre mi incoraggia: "Vai a scuola, mi dice, non puoi sapere se non ci sono i maestri, perciò vai e spera di trovare qualcuno in aula".»

 

L’assenteismo dei docenti è una delle piaghe del sistema scolastico ad Haiti. Spesso  gli insegnanti non hanno nemmeno soldi a sufficienza per raggiungere i loro posti di lavoro.

 

«Mia madre mi dà sempre la forza per andare avanti. Il suo nome è inciso nel mio cuore. Anche se morissi, il nome di mia madre resterebbe sempre nel mio cuore. Lei è la mia vita

 

Sua madre, Teresa, vende scarpe da tennis di seconda mano nel campo per sfollati. Pulisce le scarpe meticolosamente, usando uno spazzolino da denti, perché il campo è molto polveroso. In questo modo  sostiene la sua famiglia di quattro persone e paga le tasse scolastiche di Christine.

 

Il suo obiettivo è cambiare lavoro e dare ai suoi figli una vita migliore, liberandosi dallo stigma sociale che grava su di loro per il fatto di vivere in un accampamento per terremotati.

 

«Mia madre non ha potuto studiare, e desidera che a noi siano risparmiate le sue difficoltà. Vorrebbe che andassimo all'università e avessimo un buon lavoro», dice Christine.

  

«La nostra casa è crollata, non esiste più», racconta indicando il televisore rotto che giace tra le macerie del tetto. «Se non fossimo andati a scuola quel giorno saremmo morti. Ora non abbiamo più una casa e mia madre non sa che cosa faremo, non ha nessun altro posto dove andare».

 

Tutti a scuola, l'impegno dell'UNICEF

Il terremoto ha distrutto o danneggiato circa 4.000 edifici scolastici. L'UNICEF si è posto come obiettivo di aiutare le autorità haitiane a rimettere in sesto quanto prima il maggior numero di scuole.

 

Nel periodo immediatamente successivo al terremoto l'UNICEF ha istituito scuole provvisorie in grandi tende appositamente attrezzate e munite di acqua e servizi igienici adattati alle esigenze dei bambini.

 

Molte di queste "scuole in tenda" sono state ora trasformate in strutture semi-permanenti.

 

«Sono andata a vedere la mia scuola dopo il terremoto. La scuola elementare che stava accanto alla nostra è crollata su di essa, schiacciando parte della mia classe e l'ufficio del Preside. Ora studiamo in tenda, ma fa molto caldo» prosegue Christine.

 

«Voglio che il governo ricostruisca  le nostre scuole, anche per i bambini che verranno dopo di noi, in modo che essi possano studiare  e aiutare le loro famiglie. Abbiamo bisogno delle scuole, perché senza la scuola non c'è vita, senza istruzione non c'è vita. L'istruzione eleva l'uomo alla dignità che gli spetta», spiega la giovane futura dottoressa.  

 

L'istruzione è l'ancora di salvezza per Christine.

 

(storia raccolta da Jill Van den Brule, nostra traduzione)

14/07/2010

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