Hamelmalo: il bambino che dovrebbe correre

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07/10/2010

di Patrizia Paternò

La prima cosa che salta agli occhi entrando nell’ambulatorio del Centro sanitario di Hamelmalo, nella regione di Anseba, è un poster sulla parete che recita “Health service with love, care, compassion and education”. Sembra al tempo stesso un invito e una promessa.

Fuori ci sono alcune mamme e bambini che aspettano il loro turno di visita. Fitzum, il coordinatore di questo Centro sanitario sostenuto dall’UNICEF, spiega che la struttura accoglie e cura i bambini malnutriti, spesso non privi di altre patologie, come polmonite, anemia e diarrea.

L'alimentazione terapeutica

Se dalla visita generale, che consiste nella misurazione di peso, altezza e circonferenza del braccio, emergono delle complicazioni, i bambini vengono ricoverati, altrimenti ricevono il Plumpynut, un alimento terapeutico pronto all’uso che può essere somministrato a casa, evitando il ricovero. Per completare la terapia basterà riaccompagnarli presso il Centro ogni settimana per sottoporli al controllo e ricevere altre confezioni di Plumpynut.

Quando Fitzum fa entrare Semira con la sua bambina di 3 anni e mezzo, Sabrin, ci stringiamo intorno a lui che la visita. I parametri della crescita sono buoni, la bimba è stata completamente vaccinata, e tre mesi fa ha ricevuto la vitamina A. Sabrin alla fine se la cava con poco: una terapia di tre giorni di antiparassitari contro i vermi intestinali .

Il Centro di Hamelmalo che si trova nella provincia omonima, a circa 15 km da Keren, è operativo dal 2008 e raggiunge circa 15.000 persone, di cui quasi 2.000 bambini sotto i cinque anni. Secondo i dati del Ministero della Sanità negli ultimi due-tre anni la situazione nutrizionale dei bambini è peggiorata a causa della siccità e dell’aumento dei prezzi dei generi alimentari.
In risposta a questo fenomeno, l’UNICEF sostiene i programmi di alimentazione terapeutica e supplementare per i bambini sotto i cinque anni con malnutrizione acuta e moderata.


Nei Centri sanitari di questa provincia, così come in quella di Elabered, l’UNICEF fornisce vaccini essenziali e medicine, kit ostetrici, attrezzature, alimenti terapeutici e supplementari. Contribuisce anche a sostenere alcuni servizi sanitari mobili e la formazione degli operatori sanitari che operano nei villaggi.


Momed Ebrahim, di un anno, è stato ricoverato qui perché oltre a essere malnutrito ha la polmonite. La mamma l’ha allattato esclusivamente al seno senza l’aggiunta di alimenti supplementari dopo il sesto mese e il suo latte, già scarsamente nutriente, non ha consentito al bambino di crescere.
La malnutrizione dei bambini è spesso legata alla malnutrizione delle loro madri durante la gravidanza perché non sempre riescono ad avere cibo a sufficienza, né tantomeno un corretto apporto di micronutrienti, come vitamina A, ferro e iodio.

Una buona nutrizione: dalle mamme ai bambini 

È molto probabile che una madre malnutrita dia alla luce un bambino malnutrito perpetuando il circolo vizioso della malnutrizione. Così il latte materno, universalmente riconosciuto come il migliore alimento nei primi sei mesi, a volte non è neppure sufficiente a garantire il migliore inizio alla vita.
Eppure quando domandiamo a queste giovani madri se conoscono l’importanza di una corretta alimentazione e che la malnutrizione si combatte già dalla gestazione ci confermano che certo, lo sanno, ma non hanno cibo a sufficienza.
 

Anche Amna, madre di un bimbo di due anni ricoverato per malnutrizione e diarrea, sapeva quanto la sua alimentazione fosse importante per il figlio, ma non aveva abbastanza cibo. Racconta che il piccolo aveva sempre fame, camminava e cadeva continuamente. Dopo quattro giorni di diarrea ha deciso di portarlo al Centro sanitario di Hamelmalo e ora sta molto meglio. La diarrea è passata e il bambino sta gradualmente recuperando le forze, beve e assorbe bene il latte terapeutico, anche se ancora fatica a camminare. Amna vuole mostrarci ciò che racconta, solleva il piccolo dal letto e prova a poggiarlo in terra ma il bambino si adagia sul pavimento e inizia a piangere.


La promessa, nel suo caso, è di farlo tornare a correre, come dovrebbe fare qualunque bambino di due anni in ogni parte del mondo.

Leggi la quarta parte del reportage 

07/10/2010

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