I centri sanitari periferici: la sanità a portata di mamme e bambini

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23/03/2011

Saliamo di nuovo in macchina e torniamo a Pujehun, dove ieri abbiamo assistito all’inaugurazione del nuovo reparto maternità. Stavolta però torniamo per visitare due centri sanitari periferici.

Ogni distretto del Paese oltre ad avere l’ospedale governativo di riferimento ha numerosi centri sanitari periferici, che sono una componente strategica della sanità pubblica della Sierra Leone, poiché grazie alla loro dislocazione nei villaggi sono di immediato accesso per la popolazione. I centri sono infatti pensati per fornire cure sanitarie primarie e sono il primo punto di contatto per le mamme e i bambini. Il primo centro che visitiamo si trova nel villaggio di Bundape.

Al nostro arrivo siamo stati accolti dal direttore, il dottor Mohammed Kasasa. Passiamo attraverso il porticato esterno facendo lo slalom tra mamme e bambini che attendono il proprio turno. Il nostro giro inizia dalla sala visite, una stanzetta angusta ma bene organizzata dove avviene il primo contatto tra medico e paziente.

Il dottor Kasasa ci mostra la radio attraverso la quale può mettersi in contatto con l’ospedale di Pujehun in caso di emergenza. Dotare i centri sanitari del distretto rientrava tra le attività del progetto del nuovo reparto maternità di Pujehun.

Continuiamo la nostra visita nella sala parto dove incontriamo una levatrice tradizionale del villaggio e la cui presenza è strategica poiché le donne si fidano di lei e sono quindi meno restie nel rivolgersi al centro sanitario. Ci spostiamo nel laboratorio dove viene effettuato il test della malaria, in questo centro si effettua il test rapido per la La malaria in Sierra Leone è ancora una delle principali cause di mortalità infantile. Il dottor Kasasa infine ci mostra le toilette recentemente ristrutturate grazie al sostegno dell’UNICEF e la pompa dell’acqua che l’organizzazione ha messo a disposizione del centro che a sua volta l’ha messa a disposizione dell’intera comunità.

All’arrivo nel secondo centro sanitario, nel villaggio di Samale, siamo colpiti dal chiacchiericcio e dalla vivacità, sembra quasi di respirare aria di festa. Il dottor Sherif, direttore del centro, ci spiega subito il perchè: il venerdì è la giornata dei “sotto i 5 anni”, tutti i bambini piccoli quindi vengono visitati e vaccinati contro febbre gialla e morbillo.

Per ogni bambino viene compilato un libretto sanitario che porta traccia delle vaccinazioni e delle cure che ha ricevuto, in questa maniera è possibile monitorare con regolarità la salute del bambino. La struttura del centro è simile a quella di Bundape.

L’UNICEF sostiene i centri sanitari periferici anche fornendo i vaccini e garantendo la catena del freddo per la loro conservazione, fornendo gli integratori nutrizionali e tutte le altre forniture necessarie e i servizi igienico sanitari, i gabinetti e le pompe per l’acqua.

Oggi abbiamo concluso il nostro giro di visite ai progetti sanitari e di protezione che l’UNICEF sostiene nei distretti sudorientali. Domani rientreremo a Freetown e domenica avremo il tempo per esplorare i dintorni della città.

Ancora due giorni nel Paese quindi, ma stasera sentiamo che la parte più importante del nostro viaggio si è conclusa. Ci sentiamo pieni di energia, perché nonostante tutto abbiamo visto tanti operatori, tante persone e le stesse donne impegnate per migliorare la situazione delle mamme e dei bambini nel Paese. 

Ci sentiamo di sostenere ancora di più l’investimento che viene fatto per la salute di donne e bambini e quindi per il futuro di questo Paese. Gli stessi abitanti sono determinati a migliorare la loro situazione, dopotutto da queste parti è frequente che al saluto creolo A w Leggi la storia di Kadi.

Torna alla prima parte del diario.

23/03/2011

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