Laura Reali, pediatra: “Investire nella prima infanzia significa costruire equità e un futuro del lavoro sostenibile”
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Intervistiamo la Dottoressa Laura Reali, pediatra di famiglia, in pensione da circa un anno, che continua a occuparsi di formazione in medicina, organizzazione delle cure primarie e di malattie pediatriche correlate alle esposizioni ambientali. È attualmente Presidente della Confederazione Europea dei Pediatri delle Cure Primarie (ECPCP).
In Italia, nonostante sia evidente il legame tra buone pratiche di cura e lo sviluppo dei bambini, i genitori sono spesso lasciati soli. Cosa serve per investire davvero nel benessere e nei diritti dell’infanzia?
Come pediatra delle cure primarie, vedo ogni giorno quanto il contesto familiare, sociale e istituzionale incida profondamente sullo sviluppo del pieno potenziale dei bambini e delle bambine. Il Nurturing Care Framework, solidamente basato sulle prove pubblicate nella Lancet series su Early Childhood Development, ci ricorda che protezione, stimoli adeguati, cure amorevoli, nutrizione adeguata, attenzione alla salute e opportunità di apprendimento precoce sono condizioni essenziali e devono essere garantite sin dai primi mille giorni di vita perché ogni bambino possa sviluppare il suo pieno potenziale, come è suo diritto. Il supporto alla genitorialità è quindi essenziale.
In Italia, troppo spesso le famiglie vengono lasciate sole. Manca una vera co-responsabilità sistemica: le istituzioni, il mondo del lavoro e la società nel suo complesso non sostengono in modo coerente e integrato chi si prende cura dei più piccoli.
Non servono solo servizi, ma una cultura del sostegno alla genitorialità e alla crescita.
Dott.ssa Laura Reali
Il nostro Paese investe poco nell’infanzia rispetto ad altri contesti europei, e tende ancora ad agire in una logica di emergenza o di compensazione dei problemi, più che in una prospettiva di prevenzione e promozione del benessere, che richiederebbe una ponderata programmazione.
Sappiamo da Heckman* che ogni euro investito nei primi anni di vita genera un ritorno moltiplicato, in salute, equità, apprendimento e partecipazione sociale. Per garantire davvero lo sviluppo del pieno potenziale di ogni bambino e ogni bambina, e quindi rispettarne i diritti, serve un cambio di paradigma: un investimento intenzionale e programmato, integrato e continuativo, che metta l’infanzia al centro delle politiche pubbliche in concreto e non solo a parole.
Come pediatri, possiamo fare la nostra parte, ma senza una rete forte intorno alle famiglie, si corre il rischio di essere inefficaci. Si tratta di programmare e costruire reti formali in grado di garantire supporto alla genitorialità, favorire l’inclusione sociale e affrontare la povertà delle famiglie in maniera efficace. Tutto questo naturalmente necessita di un'azione governativa strutturale.
Con la sua esperienza, come convincerebbe un grande manager che investire nei primi mille giorni di vita è la scelta più strategica e di impatto?
I manager ragionano in termini di investimenti efficaci, in genere per il loro ritorno economico. I primi mille giorni di vita, dal concepimento ai primi due anni di vita, rappresentano in assoluto la finestra di investimento più strategica per il futuro di un bambino.
I risultati di tutti gli studi non solo economici, pensando sempre al manager, ma anche studi sociologici e di neuroscienze ce lo confermano e per questo i pediatri sostengono il Nurturing Care Framework. Promosso da OMS, UNICEF e Banca Mondiale, questo framework ha la potenzialità di produrre benefici enormi nel tempo per migliori performance scolastiche, maggiore produttività, minore incidenza di malattie croniche, meno comportamenti a rischio. Tutto questo perché definisce il contesto per un adeguato supporto genitoriale così da realizzare un ambiente ricco di cure, stimoli, protezione e nutrizione nei primi anni del bambino.
Quindi, tornando al manager, che sicuramente conosce l’equazione di Heckman, penso che sarebbe sicuramente favorevole ad un investimento che gli garantisce per ogni euro investito in questa fase fino a 13 euro di ritorno in capitale umano, in salute pubblica, in coesione sociale. Non si tratta solo di filantropia ma di lungimiranza strategica.
Si tratta di porre al centro il valore sociale degli investimenti economici perché è il moltiplicatore più efficace per costruire il futuro della forza lavoro di domani, riducendo costi sociali e sanitari, contribuendo a una società più equa e resiliente. Una proposta forse alternativa per un manager: essere parte attiva nella cura dell’infanzia per rafforzare non solo il proprio guadagno economico (nell’ottica del manager) ma anche la propria reputazione sociale e il legame con le comunità.
Secondo lei, in che misura le politiche aziendali dovrebbero sostenere le esigenze di donne e famiglie affinché si traducano in azioni con un impatto concreto nella vita quotidiana di bambini e genitori?
In genere le politiche aziendali sono dettate dalla logica del guadagno e questo mi sembra lecito ma la storia ci insegna che un'azienda che tenga conto delle esigenze di vita della forza lavorativa che la compone è, in genere, un’azienda che ha migliori risultati economici. Quindi la proposta alle aziende è che siano orientate ad ascoltare i bisogni della realtà quotidiana delle famiglie in termini di orari di lavoro compatibili con le necessità familiari, nidi aziendali, welfare concreto (sostegno all’allattamento materno e flessibilità di permessi anche per i padri), disponibilità allo smart working e al part time per garantire il funzionamento della famiglia oltre che il rendimento sul lavoro.
Qui alcuni esempi pratici più specifici, come:
- Flessibilità reale, attraverso politiche di lavoro flessibile, quali: orari, smart working, congedi che devono essere accessibili, non penalizzanti e pensati per sostenere la famiglia, non per scaricare il peso sui genitori. Basta col familismo mediterraneo.
- Coinvolgimento attivo dei caregiver e non solo delle madri. Serve una cultura aziendale che normalizzi la paternità attiva e la condivisione dei carichi di cura. Solo così si evita che le madri siano le uniche a pagare il prezzo della genitorialità sul piano professionale.
- Integrazione con il territorio: un’azienda può creare valore se si connette con i servizi locali, con i nidi, con le reti sociali, anche con il pediatra. Non bastano gli spazi baby o i voucher se il contesto non è favorevole.
L’impatto positivo si ha quando le misure aziendali sono pensate considerando anche il tempo, la presenza e la serenità dei genitori: prerequisiti fondamentali per una relazione di qualità con i figli.
Come pediatra, osservo spesso che i bambini più sereni e sostenuti sono quelli che hanno genitori meno soli e più capaci di prendersi cura di loro rispondendo ai loro bisogni. La resilienza è una competenza che si può insegnare, può sembrare lapalissiano che in una quotidianità fatta di sonno sereno, alimentazione sana, gioco libero e ascolto attivo si costruisce il miglior futuro dei bambini. Certo anche la scuola va integrata in tutto questo ma il discorso a questo punto si allargherebbe a un focus più ampio.
Fonti
- World Health Organisation, United Nations Children’s Fund, & World Bank Group. (2018). Nurturing care for early childhood development: A framework for helping children survive and thrive to transform health and human potential. Geneva: World Health Organisation.
https://nurturing-care.org/11
The period from pregnancy to age 3 is the most critical phase in human development. What happens in the early years can influence a child’s future health, education, and earning potential."
- Progetto "Primi 1000 giorni" – Governo italiano
Ministero della Salute. (2017). Documento tecnico operativo per la promozione della salute nei primi 1000 giorni di vita. Roma: Ministero della Salute.https://www.salute.gov.it/portale/news/p3_2_1_1_1.jsp?lingua=italiano&menu=notizie&p=dalministero&id=3071
“Interventi precoci e coordinati nei primi 1000 giorni di vita possono ridurre le diseguaglianze e promuovere lo sviluppo del potenziale umano, con ricadute positive su salute, istruzione, benessere e produttività."
- Lancet Series – Early Childhood Development
Black, M. M., et al. Early childhood development coming of age: science through the life course. The Lancet, 389(10064), 77-90.
DOI: 10.1016/S0140-6736(16)31389-7
“The early years offer a unique window of opportunity to improve health, learning, and behaviour throughout life. The cost of inaction is high, both for individuals and for societies.”
- Heckman Equation – ROI sui primi anni di vita
Heckman, J. J. (2006). Skill formation and the economics of investing in disadvantaged children. Science, 312(5782), 1900–1902.
DOI: 10.1126/science.1128898
"Investing in early childhood development yields a return of 7 to 13% per annum through better education, health, social behaviors, and employment."