Mongolia, adesso anche Uyanga ha la sua scuola
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Questa storia è ambientata a Tsagaannuur, un piccolo villaggio nel nord della Mongolia, a un'ora dalla frontiera con la Russia. Tumenjargal è maestra di asilo e ha 4 figli. Una di loro è Uyanga, una tredicenne che ama le stesse cose di molte ragazzine della sua età.
«Va pazza per la musica e per il ballo» ci racconta sua madre. «Guarderebbe la tv per ore, ascoltando musica - soprattutto quella nostra tradizionale - e guardando la gente che danza.»
Uyanga non è esattamente come tutte le altre bambine. Due giorni dopo la nascita, le fu diagnosticato un danno cerebrale, che le ha inflitto una disabilità cognitiva permanente. Ha difficoltà nel parlare, e anche la vista è limitata. Ha imparato a camminare soltanto a 3 anni: può muoversi normalmente in un ambiente familiare, ma quando è all'esterno è in preda ai timori.
Nel villaggio non ci sono molte opzioni, per i bambini con disabilità. Uyanga ha frequentato l'asilo da quando aveva 4 anni fino all'età di 9. Poi è andata alla scuola primaria, insieme al fratellino, ma presto è stata vittima di discriminazioni e stigma.
«I compagni di classe la prendevano in giro» ricorda con amarezza la mamma. «La faccenda era diventata insostenibile anche per suo fratello, per cui decidemmo di non mandarla più a scuola. Non è stata una cosa facile per nessuno.»
I bambini disabili, quasi sempre, hanno minori possibilità di ricevere un'istruzione, frequentare i coetanei o partecipare alla vita della propria comunità. Spesso sono isolati e ignorati.
Oggi Uyanga frequenta un centro che aiuta i bambini disabili ad acquisire competenze in un ambiente familiare e inclusivo.
L'UNICEF sostiene questo centro, che è ormai un elemento irrinunciabile nella vita di Uyanga, che qui impara nuove cose e ha stretto amicizie.
L'UNICEF ha anche curato la formazione per gli insegnanti sui temi della partecipazione dei ragazzi e dell'istruzione inclusiva. Grazie a questo progetto, il centro e la scuola ospitano oggi 40 bambini con disabilità.
«Uyanga non sa ancora scrivere, ma sta imparando a maneggiare la penna. Si esercita davanti allo specchio a pronunciare correttamente suoni e consonanti, quando torna a casa».
(Sabine Dolan, UNICEF - Tsagaannuur, Mongolia, maggio 2013)