C'è la guerra, niente scuola per 30 milioni di bambini
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8 settembre 2014 - In tutto il mondo milioni di studenti stanno riprendendo le scuole, ma un numero record di conflitti e crisi umanitarie ne sta privando altri milioni del proprio diritto a ricevere un’istruzione.
Sono circa 30 milioni i bambini che non vanno a scuola perché vivono in situazioni di emergenza o in paesi colpiti da conflitti – quasi la metà di tutti i bambini che, a livello globale, non frequentano la scuola.
Molte scuole sono state bersaglio di attacchi, e milioni di bambini sfollati sono stati costretti a lasciare le proprie case e gli studi.
Molte scuole sono state bersaglio di attacchi, e milioni di bambini sfollati sono stati costretti a lasciare le proprie case e gli studi.
In Liberia e in Sierra Leone, le scuole resteranno chiuse fino alla fine dell’anno a causa dell’epidemia di Ebola, che colpisce oltre 3,5 milioni di bambini.
Queste sono le principali situazioni di emergenza attualmente in corso:
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Ucraina: a causa del conflitto nell'est del paese, circa 290 scuole sono state distrutte o danneggiate
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Repubblica Centrafricana: secondo una recente indagine, un terzo delle scuole sono state colpite da colpi di arma da fuoco, date alle fiamme, saccheggiate o occupate da gruppi armati
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Gaza: oltre 100 scuole sono state utilizzate come rifugi temporanei da almeno 300.000 civili, sfollati durante il recente conflitto tra Hamas e Israele, e devono essere ristrutturate
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Nigeria: nel nord-est sconvolto dalle incursioni dei terroristi, molti studenti e insegnanti sono stati uccisi o rapiti, fra cui le 200 ragazze per le quali è stata lanciata la mobilitazione globale "Bring Back Our Girls" (tuttora detenute)
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Siria: circa 3 milioni di bambini, metà degli studenti siriani, non stanno frequentando le scuole in modo regolare a causa della guerra.
Istruzione nelle emergenze, mancano 250 milioni di dollari
«Per i bambini che vivono in situazioni di emergenza, l’istruzione è un’ancora di salvezza» spiega Josephine Bourne, responsabile per i programmi di istruzione dell’UNICEF. «Continuare a garantire un’istruzione dà un senso di normalità ai bambini, può aiutarli a superare i traumi, ed è un investimento non solo per loro, ma anche per il futuro delle loro società.
Senza le conoscenze, le competenze e il sostegno che l’istruzione garantisce, come possono questi bambini e ragazzi ricostruire le proprie vite e le loro comunità?»
L'UNICEF si impegna per dare ai bambini la possibilità di ricevere un’istruzione anche durante le crisi umanitarie, fornendo classi temporanee e spazi alternativi per l’istruzione per bambini sfollati interni e rifugiati e distribuendo milioni di quaderni, zaini e altri materiali didattici.
L’UNICEF sta anche sostenendo corsi didattici, gestiti in autonomia, per gli alunni che non possono lasciare la propria casa, e sostiene programmi di istruzione via radio per i bambini nei paesi colpiti dall’epidemia di Ebola.
L’UNICEF sta anche sostenendo corsi didattici, gestiti in autonomia, per gli alunni che non possono lasciare la propria casa, e sostiene programmi di istruzione via radio per i bambini nei paesi colpiti dall’epidemia di Ebola.
Nonostante la loro urgenza, i programmi di istruzione nelle emergenze restano ancora largamente sottofinanziati.
«Nel 2013 i programmi di istruzione di emergenza finanziatri dall'UNICEF, a livello globale, hanno ricevuto solo il 2% di tutti i fondi raccolti per azioni umanitarie, con un ammanco di 247 milioni di dollari» ammonisce Josephine Bourne.
«L’istruzione è una componente essenziale della risposta umanitaria, che richiede sostegno e investimento sin dall’inizio di una crisi. Un numero record di emergenze significa che più bambini che mai sono a rischio, e noi abbiamo un urgente bisogno di risorse per raggiungerli.»
«L’istruzione è una componente essenziale della risposta umanitaria, che richiede sostegno e investimento sin dall’inizio di una crisi. Un numero record di emergenze significa che più bambini che mai sono a rischio, e noi abbiamo un urgente bisogno di risorse per raggiungerli.»