Pandemia di COVID-19, vaccinazioni a rischio
3 minuti di lettura
Mentre gli scienziati sono al lavoro per trovare un vaccino contro il COVID-19, la pandemia causata dal coronavirus ha indebolito i sistemi sanitari di molti paesi e i relativi servizi di vaccinazione.
"The Lancet", una delle più autorevole rivista mediche del mondo, stima che in assenza di interventi immediati nei prossimi 6 mesi potrebbero morire ogni giorno fino a 6.000 bambini in più proprio a causa del calo delle vaccinazioni.
Le regole di contenimento adottate per evitare il contagio da COVID-19 hanno reso difficile per molte famiglie raggiungere i centri sanitari, e in alcune regioni del mondo è stato quasi impossibile far arrivare i vaccini a causa dei blocchi dei voli commerciali.
Mentre in alcuni paesi la Fase 2 sta consentendo un ritorno graduale alla normalità e quindi anche la ripresa delle attività di vaccinazione momentaneamente sospese, in molti altri queste non possono ancora essere effettuate, esponendo i bambini al rischio di non essere protetti da malattie come morbillo, polio, pertosse, difterite o tetano, che sono fra le principali cause di mortalità infantile a livello globale.
L’UNICEF è da sempre in prima linea per vaccinare tutti i bambini, soprattutto quelli più vulnerabili o che vivono in paesi colpiti da conflitti, gravi emergenze umanitarie, con servizi sanitari inadeguati o insufficienti.
Nel solo 2019 l’UNICEF, primo fornitore al mondo di vaccini per l'infanzia, ha acquistato e distribuito 2,4 miliardi di dosi di vaccini in 100 paesi a basso e medio reddito.
Le vaccinazioni sono tra i più efficaci interventi sanitari, con circa 3 milioni di vite salvate ogni anno.
Esse sono fondamentali perché forniscono uno scudo protettivo, preservando famiglie e comunità da malattie debilitanti e potenzialmente mortali.
Inoltre, prevengono anche un impatto economico sulle comunità locali. È ormai un dato consolidato che la crescita economica è favorita da una migliore salute pubblica: le vaccinazioni risparmiano costi elevati per la cura delle malattie (visite mediche, esami diagnostici, trattamenti e ricoveri ospedalieri) e per le possibili disabilità a lungo termine..
Tuttavia, troppi bambini rimangono esclusi da questo beneficio. Già prima della pandemia, erano 13 milioni i bambini sotto i 12 mesi che ogni anno non ricevono neppure una dose del vaccino trivalente DPT3 (difterite, pertosse e tetano), impiegato come indicatore globale dell'efficienza dei servizi di vaccinazione, mentre 20 milioni di nuovi nati rimangono privi dei vaccini contro morbillo e polio.
Nonostante le molteplici difficoltà, l’UNICEF continua a svolgere un ruolo fondamentale nella vaccinazione infantile, identificando soluzioni innovative per il trasporto, garantendo la "catena del freddo" (il sistema logistico che assicura che i vaccini siano conservati e trasportati a una temperatura costante per non perdere la loro efficacia) e fornendo agli operatori sanitari dispositivi di protezione individuale per poter operare in condizioni di sicurezza.
"The Lancet", una delle più autorevole rivista mediche del mondo, stima che in assenza di interventi immediati nei prossimi 6 mesi potrebbero morire ogni giorno fino a 6.000 bambini in più proprio a causa del calo delle vaccinazioni.
Le regole di contenimento adottate per evitare il contagio da COVID-19 hanno reso difficile per molte famiglie raggiungere i centri sanitari, e in alcune regioni del mondo è stato quasi impossibile far arrivare i vaccini a causa dei blocchi dei voli commerciali.
Mentre in alcuni paesi la Fase 2 sta consentendo un ritorno graduale alla normalità e quindi anche la ripresa delle attività di vaccinazione momentaneamente sospese, in molti altri queste non possono ancora essere effettuate, esponendo i bambini al rischio di non essere protetti da malattie come morbillo, polio, pertosse, difterite o tetano, che sono fra le principali cause di mortalità infantile a livello globale.
L’UNICEF è da sempre in prima linea per vaccinare tutti i bambini, soprattutto quelli più vulnerabili o che vivono in paesi colpiti da conflitti, gravi emergenze umanitarie, con servizi sanitari inadeguati o insufficienti.
Nel solo 2019 l’UNICEF, primo fornitore al mondo di vaccini per l'infanzia, ha acquistato e distribuito 2,4 miliardi di dosi di vaccini in 100 paesi a basso e medio reddito.
Le vaccinazioni sono tra i più efficaci interventi sanitari, con circa 3 milioni di vite salvate ogni anno.
Esse sono fondamentali perché forniscono uno scudo protettivo, preservando famiglie e comunità da malattie debilitanti e potenzialmente mortali.
Inoltre, prevengono anche un impatto economico sulle comunità locali. È ormai un dato consolidato che la crescita economica è favorita da una migliore salute pubblica: le vaccinazioni risparmiano costi elevati per la cura delle malattie (visite mediche, esami diagnostici, trattamenti e ricoveri ospedalieri) e per le possibili disabilità a lungo termine..
Tuttavia, troppi bambini rimangono esclusi da questo beneficio. Già prima della pandemia, erano 13 milioni i bambini sotto i 12 mesi che ogni anno non ricevono neppure una dose del vaccino trivalente DPT3 (difterite, pertosse e tetano), impiegato come indicatore globale dell'efficienza dei servizi di vaccinazione, mentre 20 milioni di nuovi nati rimangono privi dei vaccini contro morbillo e polio.
Nonostante le molteplici difficoltà, l’UNICEF continua a svolgere un ruolo fondamentale nella vaccinazione infantile, identificando soluzioni innovative per il trasporto, garantendo la "catena del freddo" (il sistema logistico che assicura che i vaccini siano conservati e trasportati a una temperatura costante per non perdere la loro efficacia) e fornendo agli operatori sanitari dispositivi di protezione individuale per poter operare in condizioni di sicurezza.