Patrizio Rispo - In missione con l'UNICEF ad Haiti / 4

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24/10/2007

Un'alternativa alla violenza: il ruolo cruciale della scuola
Patrizio Rispo con Fiammetta, volontaria AVSI nella baraccopoli Cité Soleil

Patrizio Rispo con Fiammetta, volontaria AVSI nella baraccopoli Cité Soleil - ©UNICEF Italia/2007/S.Bucci

Terzo giorno - Ho sempre pensato che le donne hanno qualcosa in più di noi uomini, nel senso che riescono a fare cose straordinarie come se fossero ordinaria amministrazione e smuovere montagne anche se sono minute minute.
 
Prendiamo Fiammetta dell'AVSI, la Organizzazione non governativa (ONG) italiana partner dell'UNICEF nell'ambito delle attività "di protezione dei bambini" in un progetto di educazione alla pace nel luogo più violento in cui un bambino possa crescere.

A Cité Soleil, una baraccopoli dove le gang armate hanno fatto il bello e il cattivo tempo (e continuano a farlo, magari con più discrezione da quando ci sono i caschi blu dell'ONU) , non si entra se non sei scortato e se non a tuo rischio e pericolo.

I muri dove Fiammetta e il suo staff, tutta gente di queste parti che davvero ha fatto una scelta di campo, sono crivellati di colpi di arma da fuoco.
 
«È successo tempo fa, ci siamo trovati in mezzo al fuoco, tra i soldati della Minustah [la missione ONU di peace-keeping ad Haiti] da una parte e i banditi di una gang dall'altra

«Non ho neanche avuto il tempo di aver paura» continua Fiammetta «perché una ragazza del mio gruppo ha avuto una crisi cardiaca e io ho dovuto prestare primo soccorso pur non sapendo da che parte cominciare

Tutto è poi andato per il meglio, ma la serenità con cui questa giovane donna mi racconta le sue "avventure" mi lascia interdetto.

La scuola per sottrarre i ragazzini alle gang

Patrizio Rispo tra i banchi della scuola di Cité Soleil

Patrizio Rispo tra i banchi della scuola di Cité Soleil - ©UNICEF Italia/2007/S.Bucci

Qui si punta molto a dare un'istruzione ai bambini che vivono in questo inferno. È un'opportunità, e anche un modo per evitare che, senza alcuna alternativa, i bimbi finiscano reclutati nelle diverse gang che controllano il territorio, di questa e di altre baraccopoli.
 
Per molti le gang (che hanno finalità diverse, o sono sostenitori dell'ex-presidente Aristide, o sono affiliate ai narcotrafficanti o sono delinquenti tout court) rappresentano l'autorità. Soprattutto per i più diseredati e dimenticati da tutti, come ad esempio i bimbi rimasti orfani.

Va da sé che le gang trovano sempre, in condizioni così difficili, gioco facile nel reclutare tra i loro protetti manodopera a buon mercato e affiliati.

Un programma come questo, per certi versi, è come se rompesse questo circolo vizioso inserendo nella vita dei più piccoli e delle loro famiglie la famosa 'alternativa' di cui parlavamo ieri a proposito dei ragazzini di strada di padre Stra.

I bambini tornano a scuola e gli educatori vengono formati affinché siano in grado di individuare i sintomi dei probabili disagi psicologici dovuti alla violenza cui molti sono rimasti esposti.

È sorprendente vedere quanto Fiammetta e gli altri operatori AVSI siano coerenti con il messaggio di pace sotteso alla loro attività; non perdono mai la pazienza, sorridono ai bambini che interrompono la nostra riunione entrando nell'angusta saletta dove siamo riuniti.
 
Se penso alla nostra realtà e a quanta poca pazienza abbiamo in generale e in particolare con i bambini, ai nostri frequenti moti di insofferenza...

Accanto al lavoro con i bambini, qui a Cité Soleil si cerca anche di aiutare le famiglie, soprattutto le donne, ad avviare attività che producano reddito.
 
Ad esempio sono stati creati dei piccoli laboratori di sartoria per cucire le divise scolastiche, che qui sono obbligatorie e particolarmente originali.

Una scuola modello nel cuore della bidonville

Il preside del Foyer Culturel di S. Vincenzo de' Paoli

Il preside del Foyer Culturel di S. Vincenzo de' Paoli - ©UNICEF

La giornata si conclude con la visita a una scuola di eccellenza, il Foyer Culturel di San Vincenzo de' Paoli, un bellissimo istituto che sorge proprio nel cuore della bidonville.

Il suo preside è un uomo che ama il suo lavoro e che si commuove quando ripercorre la tormentata storia di questo edificio, un tempo frequentato da 1.200 alunni, poi scesi a 150, oggetto di ripetute sventagliate di mitra, e oggi, grazie all'UNICEF, di nuovo frequentato da 1.200 studenti e studentesse di ogni età.

Hanno retto, lui e i suoi professori anche quando per continuare a fare scuola ai pochi bambini rimasti, hanno dovuto sfidare un po' tutto: la paura, le minacce, l'assenza di fondi, lavorando senza stipendio perché qui gli haitiani danno un gran valore all'istruzione, non è una cosa che si fa tanto per fare.

«Quando proprio stavamo mollando» e qui la voce del nostro preside si incrina, ricordando quei momenti «era il settembre del 2006, l'UNICEF ci ha dato una mano

Facciamo il giro delle aule e chiacchieriamo con gli alunni. Le classi sono frequentate da una media di 70 alunni per classe!
 
Alla fine, foto ricordo tutti assieme: non potevamo perdercela. A proposito, il preside è il signore che indossa la splendida cravatta con Bugs Bunny...

Il diario di viaggio - V parte

24/10/2007

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