Amir, la cittadinanza e un rap che piace all'UNICEF

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28/01/2013

Amir Issaa, 34 anni, è un musicista hip-hop italiano, e non ha mai amato gli stereotipi. Ha cantato di suo padre, egiziano, finito in carcere, dell'estenuante processo dell'integrazione degli stranieri in Italia, e ultimamente ha scritto una canzone rap che parla di cittadinanza e dei pro e contro dei due diversi principi su cui essa si può fondare - lo jus sanguinis e lo jus soli.

La canzone è soltanto la sua più recente espressione di frustrazione per i pregiudizi e le banalizzazioni di cui è oggetto. Nato da madre italiana nel cuore di Roma, in precedenza aveva pubblicato un singolo intitolato "Straniero a chi?"

Oggi Amir ha sposato la causa di chi, pur essendo nato e cresciuto in Italia come lui, non ha diritto ad essere cittadino italiano e rimane straniero nell'unico Stato in cui ha sempre vissuto.

A causa di una legislazione che, secondo i critici, è sempre più anacronistica, i figli degli immigrati in Italia devono attendere fino al compimento del 18° anno per acquisire la cittadinanza. In altri termini, per essere qualificati come cittadini italiani, in età adulta, devono dimostrare di essere rimasti "senza interruzione" sul suolo italiano per tutta la durata della loro infanzia.
 

Caro Presidente, ti scrivo un rap

Il problema, bloccato per anni da un'impasse politica, è tornato ultimamente al centro del dibattito. Il Partito Democratico (PD), in vantaggio nei sondaggi a un mese dalle elezioni, ha reso noto che una delle prime misure che prenderà, se andrà al governo, sarà una riforma della legge sulla cittadinanza, anche se non si arriverà al punto di una cittadinanza basata sulla semplice nascita, come avviene negli Stati Uniti o in Canada.

La settimana scorsa, persino un esponente della formazione populista di destra della Lega Nord ha ammesso che è giunto il momento di cambiare la disciplina sulla cittadinanza, sebbene sia subito stato sottolineato da un suo collega che questa non era decisamente la linea del partito...
 
I fautori della riforma, nel tentativo di non perdere questa opportunità, stanno intensificando la loro pressione, e anche Amir Issaa, con il suo rap "Caro Presidente", prodotto a sostegno della petizione online da lui lanciata, ha fatto la sua parte.
 
"Più di mezzo milione di persone / vivono nascosti stranieri in questa nazione" recita il testo di "Caro Presidente" [guarda il video della canzone]. "Ci sta Daniel, ci sta Amir, c'è Simone / Vogliamo i nostri diritti, non chiediamo un favore".
 

Una legge non più al passo con i tempi

Secondo i critici, la legislazione in vigore - basata sul concetto di jus sanguinis, ossia il diritto ad acquisire la cittadinanza per nascita - riflette il passato di una nazione che era paese di emigranti più che, come oggi e come sarà anche in futuro, paese che ospita immigrati.
 
Una legge che, come Amir Issaa scrive nella sua petizione al Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, è deplorevolmente in ritardo rispetto alla realtà del 2013.
 
«L'identità di questi ragazzi non ha nulla a che vedere con il loro status legale» spiega Amir. «Sono italiani per linguaggio, cultura e abitudini, ma possono diventarlo ufficialmente solo a 18 anni...una generazione sta crescendo con il rischio di rimanere straniera nel paese che sente come proprio».
 
Il presidente Napolitano, per la gioia di Amir, ha affrontato il problema nel suo tradizionale Messaggio di fine anno [la sera del 31 dicembre 2012] chiedendosi quanto sia ammissibile l'attuale situazione in un paese che si vuole aperto e inclusivo.
 
Secondo l'ISTAT, sono oltre 500.000 i minori residenti in Italia i cui genitori provengono da Stati extra-europei, che trascorrono gli anni della propria infanzia e adolescenza con un permesso di soggiorno e sono sottoposti a pesanti restrizioni nei movimenti.
 

Da Mario (Balotelli) a Mario (Monti)

Uno di essi, fino al 2008, era anche Mario Balotelli, calciatore attualmente in forza al Manchester City. Sebbene nato in Sicilia e adottato da una famiglia italiana, tecnicamente Balotelli era considerato cittadino ghanese e quindi impossibilitato a giocare con la Nazionale azzurra fino al compimento del diciottessimo anno di età.
 
La disparità tra la normativa italiana e quella degli altri principali Stati europei, dove le regole sulla cittadinanza sono più flessibili, è da tempo causa di preoccupazione per molti osservatori. L'UNICEF Italia conduce una campagna per la riforma, partendo dal concetto che questa situazione viola i diritti dei minori
 
«Abbiamo un notevole flusso migratorio, la società italiana è cambiata» afferma Andrea Iacomini, portavoce dell'UNICEF Italia. «Per questo c'è bisogno di una nuova legge».
 
Resta incerto se, e quando, questa riforma diverrà realtà. Sotto il governo di centro-destra guidato da Silvio Berlusconi (coalizione tra Popolo della Libertà e Lega Nord) il problema non ha riscosso grande attenzione. A sua volta, l'esecutivo tecnico di Mario Monti ha ripetutamente manifestato il desiderio di intervenire per il cambiamento della normativa, ma senza trovare in Parlamento il necessario sostegno.
 
I promotori della campagna sperano che le elezioni politiche del 24 febbraio portino alla formazione di un Parlamento più sensibile al tema, soprattutto nel caso in cui prevalga la coalizione di centro-sinistra guidata dal segretario del PD, Pierluigi Bersani. Non è tuttavia affatto scontato che egli possa avere a disposizione una maggioranza abbastanza forte da prevalere sull'opposizione in entrambe le Camere.
 
Amir Issaa è convinto che la tendenza sia favorevole. «Se vai a scuola, è facile che i tuoi compagni siano un albanese, un cinese, un italiano e un polacco. Nessuno chiede all'altro "ehi, come mai ha questo buffo nome?". Questi ragazzi sono il futuro dell'Italia. Per questo penso che prima o poi la classe politica dovrà fare i conti con questo problema. È soltanto questione di tempo.» 

28/01/2013

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