Emergenza Pakistan, nell'indifferenza del mondo si combatte la crisi più vasta
3 minuti di lettura
A quasi 5 mesi dalle devastanti alluvioni che hanno colpito il Pakistan, circa 7 milioni di persone, la metà delle quali bambini, continuano ad avere quotidianamente bisogno di aiuti salvavita.
Più che risolversi, l’emergenza si sta evolvendo in maniera differente nelle diverse regioni del Paese.
Nel Nord l’arrivo dell’inverno ha portato il gelo e le prime nevicate, mentre nel Sud il lento ritiro delle acque alluvionali ha rallentato notevolmente il rientro delle popolazioni nei villaggi d’origine. Qui si contano mezzo milione di sfollati a causa delle inondazioni, che si aggiungono ai circa 1,2 milioni di persone sfollate a causa del persistente conflitto armato con l'India.
Le alluvioni, protrattesi per ben tre mesi a partire dallo scorso agosto, hanno messo in ginocchio il Paese dando luogo a un'emergenza umanitaria di proporzioni superiori (pur se non in termini di vittime) a quelle dello tsunami dell'Oceano Indiano del 2004 e del terremoto di Haiti del gennaio 2010 sommate insieme. L'ONU considera quella attualmente in corso in Pakistan come la più vasta emergenza umanitaria mai affrontata.
All’apice della crisi, un quinto del territorio era sommerso dall'acqua, con oltre 20 milioni di abitanti colpiti dalle conseguenze.
A novembre le istituzioni finanziarie internazionali (Banca Mondiale e Banca Asiatica per lo Sviluppo) e il Governo pakistano hanno stimato il costo della ricostruzione, compreso tra un minimo di 8,7 e un massimo di 19 miliardi di dollari.
L'appello umanitario dell'UNICEF per gli interventi di assistenza in favore dell'infanzia nei settori vitali per madri e bambine (dalla nutrizione alla prevenzione delle epidemie, dalla fornitura di acqua potabile all'ostetricia di emergenza) è stato a oggi finanziato dai donatori (governi, aziende, privati cittadini) per poco oltre il 70%: sono stati donati o impegnati 180 milioni di dollari sui 250 complessivamente richiesti per proseguire le attività fino a luglio 2011.
L'UNICEF in azione
Per quanto non sia così intuitivo, laddove l'acqua stagnante è onnipresente, il primo problema per la sopravvivenza è proprio assicurare l'accesso all'acqua potabile.
In un contesto igienico-sanitario già precario nelle aree rurali, le conseguenze delle inondazioni hanno contribuito ad aumentare la diffusione di malattie infettive potenzialmente letali come il morbillo, la malaria e persino la polio - che qui, uno tra gli ultimi paesi al mondo a registrare casi di contagio, era ormai quasi scomparsa.
Ogni giorno, in Pakistan, l’UNICEF garantisce acqua potabile a 2,9 milioni di persone.
Altrettanto rilevanti sono gli interventi nel settore dell'igiene, del contrasto alla malnutrizione infantile (oltre 350mila i neonati, bambini e madri assistiti con terapie o integrazioni alimentari) e della salute, con l'UNICEF protagonista delle campagne di vaccinazione di massa contro polio (9,1 milioni di bambini immunizzati), morbillo (8,2 milioni) e tetano.
Per fermare la malaria, sono state distribuite dall'UNICEF quasi un milione di zanzariere impregnate di insetticida a lunga durata.
Altri fronti di intervento sono la distriuzione di capi di vestiario invernali, la realizzazione di scuole temporanee, la creazione di "Spazi a misura di bambino", ambienti protettivi dove i bambini possono giocare e incontrare operatori esperti nel trattamento dei traumi psicologici.
Per conoscere più in dettaglio l'intervento umanitario dell'UNICEF per i bambini del Pakistan, leggi l'ultimo rapporto di aggiornamento.
Per contribuire a questa azione, puoi donare online direttamente sul nostro sito.
Aggiornamento sull'emergenza Pakistan (17 dicembre 2010)pdf / 440 kb
Download