Il limbo di Giulia: italiana senza cittadinanza

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23/07/2012

Qualche giorno fa Yalla Italia www.yallaitalia.it  “il blog delle Seconde Generazioni” ha pubblicato la storia di Giulia.

Giulia ha da poco compiuto 21 anni e in Italia, per la precisione a Catania, è nata, cresciuta, ha studiato e vive tutt'ora. Giulia ha nome italiano e una vita italiana, ma il suo cognome, Jendoubi, rivela le origini straniere della sua famiglia: i suoi genitori sono immigrati in Italia dalla Tunisia prima della sua nascita, alla ricerca di un futuro migliore.

Giulia ha frequentato regolarmente a Catania tutte le scuole dell’obbligo, dalla materna fino alla scuola Superiore. Quando, al pari dei suoi coetanei, si preparava al passaggio all'Università, è arrivato il fulmine a ciel sereno: la sua domanda di iscrizione all’Università viene rigettata perchè per lo Stato italiano Giulia non risulta avere né la cittadinanza italiana né la residenza sul territorio italiano.

Ebbene sì, dopo essere nata, cresciuta e vissuta a Catania, Giulia non risultava aver maturato alcun diritto in questo senso, questo perchè il padre aveva sempre svolto lavori saltuari a Catania mentre la madre aveva lavorato per anni, in regola, come domestica, ma quando la famiglia presso cui prestava servizio si era trasferita  aveva perso il lavoro ed il permesso di soggiorno. Da lì a poco la famiglia aveva perso la residenza e Giulia perdeva insieme al permesso di soggiorno  la possibilità di richiedere la cittadinanza italiana.

Nelle more di questa situazione, Giulia nel frattempo è diventata adulta ed essendo ormai maggiorenne ha dovuto affrontare in maniera autonoma la trafila spettante a qualunque persona di origini straniere nata in Italia per poter richiedere la cittadinanza italiana, primo fra tutti dimostrare di aver risieduto in Italia ininterrottamente per 18 anni.

Giulia si definisce ostaggio dell'Italia perchè, non avendo i documenti in regola, non può allontanarsi dall'Italia, non ha potuto votare alle ultime elezioni amministrative, non può partecipare ai bandi di concorsi pubblici per i quali serve la cittadinanza italiana.

Prigioniera di questa situazione Giulia ha citato in giudizio lo Stato Italiano coinvolgendo il Comune di Catania, il Ministero degli Interni e le autorità che si occupano di immigrazione ed integrazione e, dopo tre anni, è ancora in attesa della sentenza che potrà cambiare, in meglio, la sua condizione.

Di fronte a questo paradosso non sono mancati coloro che hanno suggerito a Giulia di “aggirare l'ostacolo” sposandosi col suo attuale fidanzato italiano in modo da ottenere finalmente la cittadinanza, ai quali lei risponde << Non è così che voglio acquisire i diritti che mi spettano>>.

La storia di Giulia è l'emblema delle difficoltà quotidiane che i 993.238 bambini e ragazzi di Seconda generazione residenti in Italia si trovano a dover affrontare e per contrastare le quali l'UNICEF Italia si adopera attraverso
la Campagna IO COME TU affinchè la normativa italiana sull'immigrazione e sulla cittadinanza venga riformata secondo i principi di non discriminazione e di eguaglianza cui la Comunità internazionale si è votata, non ultima con l'approvazione della Convenzione dei diritti dell'infanzia e dell'adolescenza.


 

 

 

 

 

23/07/2012

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