“Le nostre città in fiamme”: le famiglie ucraine sulla linea del fronte sono costrette a fuggire

9 minuti di lettura

23/02/2024

Dall’inizio dell’anno, i bombardamenti si sono intensificati nell’Ucraina orientale. La situazione umanitaria nelle zone degli scontri è diventata sempre più difficile e decine di bambini continuano a pagare il prezzo più alto delle violenze. Ogni giorno, molte famiglie delle regioni di Kharkivska, Donetska e Zaporizhzhska sono costrette a lasciare le loro case, verso un futuro incerto.

Conosciamo tre di queste famiglie che sono state costrette a ricominciare da capo.

Vita e Serhiy

Quando fa buio, i bombardamenti sembrano anche più forti del solito, dice la neo-mamma Vita.

Questa notte però, è l’ultima che lei e il piccolo Serhiy, di appena 9 mesi trascorreranno sulla linea del fronte. Alcuni volontari le hanno promesso che saranno evacuati non appena farà giorno.
Sempre che riescano a sopravvivere a quest’ultima notte. 

Con il fragore delle esplosioni fuori dalla finestra, Vita prepara le sue cose e quelle del piccolo domandandosi cosa colpiranno, questa volta, i proiettili: la centrale termica, la casa di un vicino… o forse la sua?

La città di Kurakhove, dove vivono, è stata bombardata ogni notte dall’inizio dell’anno. Non c’è riscaldamento, e ha un accesso limitato ai servizi sanitari; diventa sempre più difficile acquistare le cose di cui Serhiy ha bisogno.

Vita ora vive in affitto in un piccolo appartamento al piano terra di un edificio nel centro città, da quando casa sua è stata bombardata all’inizio della guerra. Anche questo appartamento però è stato danneggiato: le finestre sono andate in frantumi e sono state coperte con pezzi di legno. Per questo motivo, Serhiy non ha quasi mai visto la luce del sole da quando è nato

Vita non sa dove andare, ma sa anche che non può restare.

Ieri la casa vicino alla nostra è stata colpita. Il frastuono delle bombe è talmente forte che, a volte, ho paura di uscire. Le case hanno preso fuoco. Sono esausta. Siamo soli qui, non ho aiuti, non so cosa fare.

Vita, da sola con il suo bambino di 9 mesi, vive chiusa in casa con ansia costante

La casa dove vivono Vita e suo figlio Serhiy, trivellata di colpi.

Come se percepisse la disperazione della madre, Serhiy inizia a piangere. 

Vita spera di trovare un rifugio, per lei e suo figlio, a Dnipro. Ma la prima cosa che ha intenzione di fare, non appena sarà evacuata, è parlare con uno psicologo.

“Mi sento sull’orlo di un esaurimento nervoso. Non so cosa potrà dirmi lo psicologo. Ma so che senza un aiuto non ce la posso fare”. Ha in mente di visitare il centro Spilno dell’UNICEF, dove genitori e bambini possono ricevere un supporto psicologico.

Chiederà anche consiglio agli assistenti sociali che lavorano con l'UNICEF nelle comunità della regione di Dnipropetrovska.

Ma con le esplosioni così forti, fuori dalle finestre, fatica a concentrarsi sul futuro.

“È spaventoso che siano sempre più vicini” dice, mente le spalle si contraggono a ogni botto.

Yana e Alyona

Nel buio della notte di Kurakhove, si intravede un gruppo di persone che aspetta con i bagagli, in fila. Sono tutte in silenzio, con la testa girata a guardare la strada nella direzione da cui arriverà l’autobus per l’evacuazione. Yana, un’insegnante, e sua figlia Alyona di 13 anni, si trovano tra questi: sono molto spaventate dalla violenza scoppiata nella città, ormai distrutta.

“Andiamo dai nostri parenti nella regione di Dnipropetrovska perché qui va sempre peggio” dice Yana. “La centrale termica è stata distrutta, non abbiamo riscaldamento”.

Alyona è la prima a notare le luci gialle dei fari, che squarciano l’oscurità. 
L’autista e i volontari lasciano a Yana e sua figlia pochi minuti, per salire a bordo. È pericoloso restare lì. Non appena l’autobus inizia il suo viaggio, Alyona si sistema sul sedile accanto al finestrino, per guardare la sua città, forse per l’ultima volta.  

“È triste, non sappiamo quando saremo in grado di tornare” dice la ragazza, che ha studiato online negli ultimi anni. “Ma sono felice di andare via. I bombardamenti erano molto intensi. Mi manca comunicare dal vivo, la scuola, le associazioni di cui facevo parte”. 

Tanya, Nikita e Serhiy

L’autobus per l’evacuazione ha superato diverse città e paesi, situati lungo la linea del fronte. Sembrano tutti distrutti. Ad ogni fermata, le persone con i bambini salgono a bordo, portando bagagli e trasportine con gli animali domestici. Poi fissano l’orizzonte attraverso i finestrini appannati, mentre il bus continua la sua corsa. Presto inizia a fare giorno. Il buio viene meno e i bombardamenti cessano.

Dopo Capodanno, i bombardamenti si sono intensificati. Possiamo percepire l’avvicinamento del fronte. I bambini hanno paura, in particolare quando gli aerei volano sulle nostre teste. So che potrebbero esserci sirene e pericoli a Dnipro, ma non come qua.

Tania madre di due bambini Mykyta e Serhiy, racconta la sua storia mentre aspetta l'evacuazione

Tania spiega ai suoi due bambini, Mykyta, di dieci anni e Serhiy, di sei, che andranno a trovare alcuni parenti a Dnipro. Serhiyi inizierà la prima media l’anno prossimo e Tanya vorrebbe che lo facesse in una città sicura.

“Non sono mai stato in una grande città” dice Serhiy. “Sono molto curioso. Spero solo che sia pacifica. Mi mancano i miei giochi, sono rimasti a casa”.

Tanya non ha potuto portare molto con sé sull'autobus, quindi ha messo in valigia solo l'essenziale. 
"Non puoi portare tutta la tua vita con te", dice mestamente.

Fortunatamente, il giorno prima dell'evacuazione, la famiglia ha ricevuto un set di vestiti invernali caldi dall’UNICEF. Oggi si sono rivelati preziosi, con i bambini che indossano nuovi stivali caldi, tute termiche e giacche. Questo abbigliamento sarà utile anche per il prossimo autunno.

Mentre l'autobus parte dalla regione di Donetska, i bambini iniziano a rilassarsi, finendo  per addormentarsi. Tanya li abbraccia, con la mente piena di pensieri sul luogo che sarà la loro nuova casa.

Sasha e le sue sorelle, Vika di otto anni e Maria di quattro anni, ricevono coperte e abiti caldi per resistere all’inverno.

Due anni di guerra in Ucraina

Dall’escalation della guerra nel febbraio 2022, gli attacchi senza sosta sulle città e sui paesi dell'Ucraina, hanno avuto ricadute pesantissime sulla salute mentale dei bambini e sulle loro famiglie.

Negli ultimi due anni, i bambini nelle città che si trovano in zone in prima linea nei combattimenti in Ucraina sono stati costretti a trascorrere dalle 3.000 alle 5.000 ore – ovvero da 4 a 7 mesi – rifugiati in seminterrati e in stazioni sotterranee della metropolitana mentre risuonavano gli allarmi antiaerei.

I mesi invernali sono stati particolarmente terribili per i bambini, che a migliaia si sono rifugiati in scantinati freddi e umidi, mentre l'escalation di attacchi ha lasciato molte famiglie senza riscaldamento, accesso all'acqua ed elettricità.

Per saperne di più, visita la sezione Emergenza Ucraina

23/02/2024

News ed Aggiornamenti