LuisaViaRoma con l'UNICEF in viaggio tra chi fugge dalla guerra. La missione in Giordania nel campo profughi più grande al mondo

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12/05/2022

LuisaViaRoma, insieme a una delegazione dell’UNICEF, si è recata in missione sul campo in Giordania per testimoniare, attraverso un progetto fotogiornalistico, il lavoro dell’UNICEF per i bambini e le famiglie rifugiatisi nel paese dalla vicina Siria, sconvolta da 11 anni di conflitti armati. 

La Giordania ospita centinaia di migliaia di profughi siriani che, grazie ai programmi dell’UNICEF e di altre ONG internazionali, ricevono ogni giorno istruzione, protezione, salute e vaccinazioni nella speranza di un futuro migliore. Zaatari e Azraq sono due tra i principali campi profughi nel nord del paese dove vivono migliaia di persone piene di forza e dignità, la metà delle quali sono bambini.

LuisaViaRoma, partner da ormai 5 anni dell’UNICEF attraverso il gala di beneficenza che organizza due volte all’anno tra St. Barth e Capri (il prossimo evento sarà il 30 Luglio alla Certosa di San Giacomo), ha deciso di documentare quel che succede dietro le quinte e come vengano utilizzati i fondi raccolti durante le serate benefiche, per mostrare il supporto concreto portato sul campo, attraverso un documentario firmato da Francesco Petitti, un reportage fotogiornalistico dell’inviato del New York Times Alessandro Grassani e una storia raccontata dal reporter Raffaele Panizza. 

“I bambini della Siria da oltre 11 anni vivono le conseguenze di un conflitto terribile che ha tolto loro tutto. Molti sono sfollati interni, circa 5,8 milioni si trovano nei paesi vicini come rifugati” – ha dichiarato Paolo Rozera, Direttore generale dell’UNICEF Italia. “Questa missione sul campo in Giordania assume un duplice significato: non solo quello di mostrare il lavoro dell’UNICEF, ma anche di tenere alta l’attenzione su un conflitto che sembra ormai essere dimenticato. Ringrazio ancora una volta LuisaViaRoma per essere con l’UNICEF al fianco dei più bambini più vulnerabili.”

I bambini della Siria, come quelli dell’Ucraina, stanno pagando il prezzo più alto di un conflitto che non hanno voluto. Meritano tutto il nostro impegno e sostegno.

Paolo Rozera, Direttore Generale dell'UNICEF Italia
Foto: Alessandro Grassani

Un futuro particolarmente incerto per i bambini

Dieci milioni di abitanti in Giordania. Quasi due milioni di profughi siriani. Per i quali la situazione è ancor più gravosa, perché le leggi della Giordania impediscono loro di accedere alla maggior parte dei mestieri. 

“Quando guardo i miei bambini negli occhi non posso pensare ad un futuro migliore per loro senza sperare in un mondo dove tutti i bambini possano essere felici”. Dichiara Luisa Panconesi, presidente del comitato evento Capri e St Barth. “Per questo è stato un onore aver avuto la possibilità di visitare i campi profughi in Giordania, entrare in contatto con questa realtà, vedere i bisogni concreti delle persone e capire la fondamentale importanza della presenza dell’UNICEF e delle altre ong internazionali nel garantire una vita migliore ed un futuro a questi bambini".

L’UNICEF garantisce supporto attraverso medicine, vaccinazioni, acqua potabile, gioco, alimentazione adeguata e istruzione. I tassi di frequenza scolastica nei campi profughi hanno raggiunto un tasso pari al 73%. Nelle scuole i docenti proiettano i fonemi dell’alfabeto arabo sulle lavagne luminose, utilizzando i tablet forniti grazie alle donazioni delle Ong. Si impara a usare il computer. A non rispondere a violenza con la violenza. A come difendersi dal bullismo e come dire no al lavoro minorile. Le bambine seguono lezioni di taekwondo e si sfidano a calcio sui campetti di erba sintetica, potenziando la loro identità e il loro senso di orgoglio femminile.

“Vedere come l’incredibile contributo che riusciamo a raccogliere grazie a questi eventi si trasformi in aiuti concreti è sempre una vera emozione che mi da la carica per proseguire nel mio percorso al fianco dell’UNICEF". Dichiara Tommaso Chiabra, Volunteer Fundraising Chairman. "L’instancabile lavoro dello staff UNICEF in ogni paese visitato deve essere di ispirazione per ognuno di noi, per proseguire sempre più in questa sfida di raccogliere quanti più fondi possibili per i bambini più vulnerabili e in emergenza.”

L'UNICEF fornisce istruzione, protezione ma prima di tutto i servizi di base

Oltre ai centri di educazione formale, la missione di LuisaVia si è soffermata anche nei Makani, centri di aggregazione educativa, ricreativa e culturale che l’UNICEF ha approntato in ogni angolo della Giordania. I bambini e i ragazzi lo frequentano il pomeriggio. Le bambine e le ragazze la mattina. 

"Avendoli qui, non solo possiamo contribuire alla loro istruzione, ma soprattutto siamo in grado di monitorare tutti i casi problematici"  spiega la case manager del Makani, Walaia Fatah, "interveniamo sul lavoro minorile, sui matrimoni precoci, sui casi di bullismo o violenza domestica. In media, siamo costretti a segnalare almeno tre casi al giorno".

Bambini a rischio nei tanti insediamenti informali (Informal Tented Settlements) di cui è stata documentata la difficile realtà. Come quello di Um Al Basteen, dove vivono 112 famiglie. 560 persone. E come sempre, la metà, bambini. O come In quello di Jizeh, dove l’UNICEF, tramite il programma WASH, ha portato un sistema di latrine e acqua potabile accessibile a tutti: 62 famiglie. 210 persone. Decine di bambini. Con un approccio replicato in altre cinquanta ITS in giro per il Paese.

Nel campo profughi principale, a Zaatari, sono state realizzate trentotto scuole, 52 centri ricreativi, 11 Makani dove giocano e studiano 11mila bimbi. Grazie all’intervento dell’UNICEF c’è l’acqua potabile che arriva a tutti i 26mila prefabbricati grazie ai pozzi scavati 350 metri sottoterra dal progetto WASH, in un paese dove il rischio idrico è ai primo posti al mondo.

Un negozio di abiti da sposa e cerimonia lungo gli Champs Élyséees, soprannome della via commerciale lunga più di un chilometro che si è formata spontaneamente negli anni, nel campo profughi di Zaatari.

La visita della casa di Abu Adnan, che vive con la moglie e otto figli nel campo profughi

La sua è una delle tante famiglie siriane a beneficiare del cash program dell’UNICEF, 35 dollari al mese che possono essere spesi in sicurezza grazie allo scanner ottico, collegato a una sofisticata tecnologia blockchain, presente nelle strutture convenzionate. Soldi per comprare libri. Per compare cibo nutriente. Per scaldarsi d’inverno.

"I miei figli ora vanno tutti a scuola, grazie ai pulmini organizzati dall’UNICEF che li vengono a prendere ogni mattina" dice Adnan, che ha visto la figlia primogenita andare in sposa ancora minorenne, "ma ora ho capito l’errore: per le altre mie figlie, voglio un futuro diverso".

Scopri la sua storia e tutte le altre raccolte nel reportage di LuisaViaRoma.

Se vuoi saperne di più, clicca sui seguenti link per scoprire come l'UNICEF interviene in Siria e nell'emergenza Bambini in fuga

12/05/2022

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