Razzismo
4 minuti di lettura
Uno studio comparativo condotto nel 2008 ha evidenziato come, tra i 4 principi fondamentali della Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza - superiore interesse del minore, diritto a vita, sopravvivenza e allo sviluppo, diritto all’ascolto e alla partecipazione e diritto alla non discriminazione - quest’ultimo sia quello il cui rispetto è richiamato più frequentemente nei confronti di tutti e 27 gli Stati membri della UE da parte del Comitato ONU sui diritti dell’infanzia.
I livelli di discriminazione continuano ad aumentare, soprattutto tra i giovani e verso i gruppi più vulnerabili, così come confermato da due recenti indagini Eurobarometro condotte nei 27 Paesi della UE tra persone aventi 15 anni o più .
Dalle indagini emerge che la discriminazione basata sull’origine etnica è considerata la forma discriminatoria più diffusa in assoluto in Europa (56% degli intervistati) e tra le più diffuse (dopo le discriminazioni legate all’orientamento sessuale o all’identità di genere) dal 61% degli italiani intervistati.
Un terzo sia degli Europei che degli Italiani intervistati ritiene che gli sforzi fatti dal proprio Paese per combattere le diverse forme di discriminazione non siano efficaci.
Allo stesso tempo, il 50% degli Italiani intervistati e il 54% degli Europei ritengono che a causa della crisi economica le misure che promuovono l’uguaglianza e la diversità nel proprio Paese siano considerate meno importanti e dunque ricevano meno fondi.
Dalle indagini suddette emerge tuttavia che i minorenni di origine straniera vengono percepiti più come una categoria che gode di speciali privilegi, che come un gruppo vulnerabile.
I giovani intervistati, benché coscienti del fatto che i loro coetanei immigrati siano a rischio di esclusione e violazione dei loro diritti, sono riluttanti ad accettare che essi siano aiutati con le stesse modalità riservate ad altri gruppi di minorenni vulnerabili.
In occasione del lancio della campagna “IO come TU. Mai nemici per la pelle” (2010) l’UNICEF Italia ha presentato i risultati di un’indagine online sulla percezione del razzismo tra i giovani e gli adulti in Italia che ha coinvolto 400 adolescenti dai 14 ai 17 anni e 400 adulti.
Il primo dato emerso dall’indagine è stato la diffusa percezione del razzismo da parte di entrambi i campioni (il 95.8% dei teenager e il 96.8% degli adulti), percezione che per i più giovani derivava non solo dalla mediazione di giornali e televisione (così per il 39.9% degli adolescenti), ma anche da esperienze vissute direttamente, in particolare in ambito scolastico (31.6%).
È apparso significativo il fatto che, mentre il 35.9% degli adulti intervistati abbia attribuito la responsabilità del razzismo ai comportamenti erronei degli stranieri che vivono in Italia, il 35.8% degli adolescenti abbia invece attribuito la responsabilità all’ignoranza degli stessi italiani.
In occasione della Giornata sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza del 20 novembre 2011, l’UNICEF ha reso pubblici i risultati della nuova indagine online intitolata “La percezione del razzismo tra gli adolescenti italiani e di origine straniera”, condotta grazie alla collaborazione di circa 90 Associazioni di volontariato su tutto il territorio nazionale.
Per entrambi i campioni di adolescenti il razzismo non è espresso solamente attraverso manifestazioni violente (15.3% degli adolescenti di origine straniera, 17.5% degli adolescenti italiani), ma in primis tramite rifiuto o emarginazione (44.4% dei ragazzi di origine straniera e 43.0% degli italiani) e per molti, specie per gli adolescenti di origine straniera, siamo di fronte a razzismo quando si fa qualsiasi distinzione verso persone di altra razza, cultura, religione etc. (38.9% vs 36.5%).
Il campione degli adolescenti di origine straniera è diviso a metà tra chi ha assistito a fenomeni di razzismo (54.1%) e chi no (44.4%). Vi è però un 22.2% del campione che ha subito in prima persona manifestazioni di razzismo, fenomeni per più della metà accaduti nell’ultimo anno (53.8%) e visti o subiti principalmente a scuola (61.5%). Dunque il razzismo è purtroppo ben presente nella vita quotidiana dei ragazzi, specie di origine straniera.