Un’infanzia rubata: la storia di Ali che ha iniziato a combattere per sfuggire alla miseria

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10/02/2022

Dopo aver lasciato la scuola all’età di 11 anni, Ali* ha trascorso diversi anni facendo qualsiasi tipo di lavoro occasionale nelle fattorie vicino al suo villaggio, a Ibb, in Yemen.

Un giorno, mentre masticava il qat (una pianta molto diffusa nella penisola Arabica che contiene un alcaloide dall’azione stimolante e che provoca forme di dipendenza) ha incontrato uomini di un altro villaggio che gli hanno parlato del fronte dove si combatte la guerra.

Gli hanno spiegato come arruolarsi e Ali ha deciso così di unirsi alle esercitazioni insieme ad altri ragazzi provenienti dai villaggi vicini.

“Siamo sette fratelli e sorelle. Io sono il quinto figlio. Nessuno dei miei fratelli ha mai conosciuto la scuola" racconta Ali.

"In campagna i miei fratelli lavoravano nell'agricoltura, nell'edilizia. Facevamo piccoli lavori manuali per  guadagnare dei soldi. Vivevamo tutti insieme in una piccola casa. La mia famiglia è molto povera; vivevamo in condizioni terribili, per questo ho voluto partire e guadagnarmi da vivere."

Non sono andato lì perché mi piaceva combattere. Avevo paura. Arruolarsi era l’unico modo per guadagnare qualcosa.

Ali, nome di fantasia, racconta perché ha deciso di unirsi alle milizie

Quando ho salutato la mia famiglia piangevano tutti, ma alla fine mi hanno lasciato partire

Ali ha trascorso sei mesi sulla linea del fronte con le milizie appoggiate dai sauditi e poi due mesi in una prigione gestita dalle autorità, a Sana'a, per poi essere rilasciato in un centro di transito.

"Le persone che mi avevano parlato delle milizie erano di altri villaggi mi avevano detto che la mia missione sarebbe stata semplice: sarei stato nelle retrovie e avrei fatto dei soldi" - ricorda Ali - "Non mi avevano detto quanto avrei guadagnato, ma dicevano che avrebbero spartito con me i soldi". 

Durante l’addestramento militare, i bambini vengono costantemente messi in guardia del fatto che, qualora venissero catturati dalle forze nemiche, saranno torturati.

Quando Ali è stato catturato ha avuto molta paura di ciò che gli sarebbe potuto accadere. Alla fine, lo hanno portato in prigione, insieme ad altri bambini.

Ero spaventato. La prigione non era un bel posto, ma almeno non venivamo torturati. Ci ho passato sei mesi. Non volevo parlare con nessuno. Mentre ero in prigione, avevo ancora speranza. Ho pensato che in un anno o due sarei potuto uscire.

Ali

Il rilascio e l'arrivo al centro di assistenza temporanea supportato dall'UNICEF

Nell'ambito degli sforzi per porre fine al reclutamento dei bambini, Ali è stato rilasciato in un centro di assistenza temporanea supportato dall'UNICEF. Sta ricevendo cure psicologiche e un supporto educativo insieme ad altri bambini. 

“Quando sono stato rilasciato, non mi aspettavo che sarei stato accolto in un posto così bello”, riflette. “Adesso posso parlare con la mia famiglia; mi chiedono quando tornerò a casa"

In Yemen la vita è difficile.

"Gli altri paesi hanno le loro strategie, ma i bambini qui ne soffrono. Sono ancora giovane, non capisco cosa stia succedendo, ma quando vedo i combattimenti il mio cuore sanguina".

"Vorrei tornare. Vorrei tornare a casa e studiare", aggiunge Ali parlando del suo futuro. "Tornerò a scuola, anche se dista 3 ore a piedi. Dal momento in cui esco di casa fin quando non arrivo a scuola, non incontro nessuno. Veniamo picchiati se facciamo tardi. Gli insegnanti non vengono pagati".

"Se dovessi incontrare qualcuno che pensa di arruolarsi, gli direi di non farlo. Se non mi ascoltasse, lo lascerei sbagliare e tornare sui suoi passi per dire: “Avrei dovuto ascoltarti”.

Abbiamo lasciato le armi e ora impugniamo le penne. E continueremo a farlo.

Ali, a proposito del centro di assistenza temporanea

La giornata internazionale contro l'uso dei bambini soldato

Il 12 febbraio si celebra la giornata internazionale contro l'uso dei bambini soldato.

Nel mondo, oltre 426 milioni di bambini vivono in zone di conflitto, di cui sono le prime vittime. Secondo l’
ultimo Rapporto annuale del Segretario Generale dell’ONU Bambini e conflitti armati, nel 2020 sono state oltre 19.000 le gravi violazioni verificate in 21 paesi colpiti da conflitti. Questi numeri racchiudono soltanto i casi verificati, potrebbero essere molto, molto più alti. 

In Yemen nessun luogo è sicuro per i bambini. L’ONU stima che dal marzo 2015 siano stati uccisi 3154 minori e 5660 siano stati feriti. Questo significa che per ogni mese di combattimenti muoiono 50 bambini e circa 90 rimangono feriti, con potenziali nuove disabilità. A questo si aggiunge il trauma psicologico a lungo termine.  
Gli stessi luoghi deputati a proteggerli sono spesso quelli in cui i bambini vengono assoldati dalle milizie: le famiglie, le scuole, le associazioni comunitarie e i gruppi religiosi che in precedenza avrebbero potuto tutelarli sono crollate a causa della crisi. I bambini arruolati sono sempre più piccoli, a volte di appena dieci anni. 

Se vuoi saperne di più, leggi l'ultimo comunicato sulle Gravi violazioni dei Diritti dei Bambini, e visita la pagina Protezione Infanzia

*Ali è un nome di fantasia, scelto per tutelare l'identità del ragazzo

10/02/2022

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