Libia, ora ritorno a scuola e eliminazione delle mine per tornare alla normalità

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24/10/2011

Intervista ANSA

La guerra è finita, ma il ritorno alla quotidianità è ancora lontano nelle regioni coinvolte negli ultimi scontri. E a risentirne sono i più piccoli.

A raccontarlo all'ANSA è Luciano Calestini, coordinatore del programma d'emergenza dell'UNICEF in Libia. Dove - è il suo appello - i bambini hanno bisogno in primo luogo di ambienti privi delle pericolosissime mine disseminate un po' dappertutto e della garanzia di un ritorno a scuola in tutte le aree del Paese.

«Il conflitto è stato intenso, e i più piccoli, nonostante la loro resistenza ai traumi, hanno assistito a tante violenze» negli ultimi mesi, è la premessa di Calestini, uno dei dieci membri dello staff internazionale dell'UNICEF attualmente in Libia.

Per questo «un importante supporto psicologico per i bambini è garantire loro il ritorno alla routine, come quello della scuola», ha evidenziato, ricordando che a Tripoli «l'anno scolastico è iniziato regolarmente tra la metà di settembre e l'inizio di ottobre ma nelle aree più interessate dagli scontri è importante che i bambini tornino al piu presto nelle aule».

Oltre alle naturali conseguenze psicologiche, il conflitto ha lasciato anche «un grande numero di mine e munizioni, ancora non esplose, piazzate sia dai fedeli a Gheddafi sia dai ribelli» ha spiegato Calestini sottolineando come «ancora oggi si trovino un po' dappertutto, nelle strade, nelle scuole, nei giardini e costituiscono una seria minaccia per i bambini».

In tanti infine, hanno perso uno e entrambi i genitori, «anche se è difficile avere delle stime precise», ha aggiunto il funzionario, secondo il quale, tuttavia, «non occorre» che gli orfani «siano messi in istituti specifici: le famiglie libiche sono estese, forti e in grado di prendersi la responsabilità» dei bimbi rimasti soli.

L'emergenza, oggi, è concentrata soprattutto a Sirte e Bani Walid. Nel primo centro «sono rimasti in pochi» mentre a Bani Walid, dove Calestini si è recato giovedì scorso, «in tanti non hanno lasciato la città e chi è andato via sta cominciando gradualmente a tornare».

Lì, è il suo augurio, le scuole vanno ripristinate al più presto. E più in generale, «bisogna fare in modo che i tanti giovanissimi combattenti abbandonino le armi e indirizzino le proprie energie per la ricostruzione del Paese. Saranno loro infatti i padri, le madri, i maestri, i dirigenti della nuova Libia», è la conclusione di Calestini.

(©ANSA)

24/10/2011

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